Novecento / Primapersona 17

Primapersona. Percorsi autobiografici n. 17 – carceri e carcerati
pp. 103-107 (giugno 2007)

È successo sedici anni dopo che l’idea di leggere le pagine intime della scrittura popolare era diventata realtà. Partendo da una curiosità naturale avevamo fatto il miracolo. Con la promessa di un premio possibile avevamo convinto migliaia di persone a consegnare ad un archivio dell’autobiografia i loro diari e qualsiasi altro scritto che contenesse i loro ricordi personali di una vita vissuta. Ogni anno un premio e più di mille letture. Decine di persone si passavano di mano in mano scritture che contenevano di tutto sul mestiere di vivere. Lunghe o brevi, semplici o complesse, queste letture suscitavano emozioni. Leggere questo genere di libri inediti è come conoscere altrettante anime di una cittadinanza. Conoscere una popolazione di diverse epoche. Anche chi legge cresce e forma in sé una persona diversa.
E dopo sedici anni credevamo di aver visto tutto di questa originale esperienza. Finché davanti alla commissione di lettura è arrivato lo scritto monumentale di un siciliano che si chiamava Rabito di cognome e Vincenzo di nome.

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