Ho sposato una donna che mi ha spinto, dolcemente, a sperimentare l’amore coniugale come forma di comportamento sociale. Avevo incontrato Gloria al bar di Porta Settimiana. Ci aveva presentato, un giorno di settembre del 1984, Gianluigi Melega, dicendo: “Gloria è una scultrice argentina; lui è quel Tutino che scrive articoli sull’America Latina”. Gloria con un sorriso mi aveva espresso la sua stima. Lavorava in uno studio vicino a dove abitavo io, un ramo di vicolo Moroni, chiuso sul fondo da un muro della Roma antica. Scolpiva figure in legno o ricavava bronzi dalla creta, e sapeva costruire con mano leggera anche scene di carta. Pochi mesi dopo quel primo incontro, ero andato a trovarla nel suo studio. La buona sorte mi aveva sempre aiutato, anche quando sembrava che stessi facendo di tutto per non meritarla. La buona sorte che mi aveva sempre assistito venne in mio aiuto anche nel momento in cui sembrava che fossi rimasto solo. [Saverio Tutino]
Con queste parole scritte nella sua autobiografia Saverio Tutino tratteggia l’inizio del suo rapporto con Gloria Argelés. Come in un intreccio di diari paralleli – tanto caro a Tutino – con “Gloria y Saverio” Andrea Biagiotti porta in scena, con l’interpretazione di Donatella Allegro, l’altra metà del racconto.
Gloria y Saverio
con Donatella Allegro
musiche composte ed eseguite da
Daniele Branchini e Paul Pieretto
testo e regia
Andrea Biagiotti
Ombra, proiezione da bassorilievo in rete metallica, 2023 Gloria Argelés
Pieve Santo Stefano, Campo alla Badia, 15 settembre 2023
foto di Luigi Burroni e Samuel Webster